Flutter, lo sviluppo delle App secondo Google

04.09.19

Flutter, lo sviluppo delle App secondo Google

Rilasciato nel 2017 da Google, sta prendendo piede Flutter, un mezzo nuovo che mette d’accordo tutti gli sviluppatori… o quasi!

App per IOS o per Android?

Da quando esiste il mobile, il mondo si divide in IOS e Android, con buona pace dei programmatori che devono scegliere se dedicarsi a uno dei due sistemi o se affrontare la sfida di sviluppare le app per entrambi.

Qualunque sia la scelta, alcune limitazioni sono inevitabili. Nel caso in cui si decida di concentrarsi su un unico sistema, è ovvio che il primo fattore a farne le spese sarà la visibilità. Nel caso in cui si decida di sviluppare entrambi i sistemi, la conseguenza principale sarà un notevole aumento dei tempi di sviluppo e di conseguenza dei costi.

Google ha pensato a tutti!

Per ovviare a questa dicotomia sono stati messi in campo vari sistemi che si dividono (ancora!) in due scuole di pensiero e di azione: i sistemi cross platform, ovvero quelli visibili da ogni tipo di piattaforma mobile, e lo sviluppo di app native mediante framework.

È proprio di quest’ultimo caso che oggi vogliamo occuparci. L’app nativa è a tutti gli effetti pensata e realizzata per girare su un solo sistema operativo. Essa ha quindi il vantaggio di interfacciarsi correttamente con il sistema su cui viene installata. Ed è questa la direzione che ha intrapreso il sistema ideato da Google per affrontare il problema: Flutter.

Flutter è un Framework, ovvero un insieme di codici e librerie, che permette di produrre App native sia per IOS che per Android.

Come funziona Flutter?

Lo sviluppatore scrive il codice in linguaggio Dart, anche questo ideato da Google. In seguito, attraverso l’utilizzo di librerie dedicate, vengono prodotti dei pacchetti differenziati, che verranno poi distribuiti utilizzando gli store di Apple o Google.

A fronte della difficoltà iniziale di conoscere un linguaggio e un ambiente di sviluppo nuovi, questo approccio porta vari vantaggi:

  • Le app vengono sviluppate in maniera più rapida. Il linguaggio utilizzato è unico e questo evita lunghi processi di “traduzione” da una piattaforma all’altra.
  • Le app sono perfettamente integrate con il dispositivo su cui andranno a girare, e questo migliora sia le prestazioni che l’interazione con l’hardware presente.
  • È possibile rilasciare aggiornamenti attraverso gli store e quindi automatizzare il processo di upgrade.
  • La app è presente sul dispositivo che la visualizza e quindi richiede minori performance di calcolo da parte del server che deve gestirla.

Un successo in ascesa

La tecnologia è relativamente recente, ma annovera già una discreta community di sviluppatori e in rete è possibile reperire molti esempi di codice e la documentazione necessaria per iniziare a sviluppare. Questo Il sito ufficiale del progetto.

In conclusione si tratta di un approccio vincente perché permette, con un’adeguata formazione, di produrre app native destinate ad entrambi i principali ecosistemi mobile, senza richiedere costosi porting.

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